La bipenne Abbiamo cos passato in rassegna tutti gli elementi che sembrano confluire in ci che chiamammo complesso mitico del labirinto. Abbiamo lasciato per ultima una componente che appare legata fedelmente a quel complesso in vari contesti, anche molto lontani l'uno dall'altro; sicch ci pare utile spendere qualche parola intorno a essa: l'ascia doppia, la labrys. La parola italiana e latina ascia viene dal greco axine e passa, per esempio, nel gotico aquizi. Ma la sua origine molto pi lontana, e va posta nell'Asia Minore, e cio l dove, con ogni verosimiglianza, vanno cercate le origini della creazione di un disegno labirintico vero e proprio, classico. Nell'assiro, si diceva chasinu; nell'ebraico, chasin; nel sumero, cha-zi. La parola fu portata nell'Asia Minore dalla Mesopotamia, ed parola straniera presso gli Ittiti, gli Egizi e i Berberi. Ma anche la parola greca pelekys deriva dall'accadico pilakku e, se nelle lingue neolatine non pare abbia lasciato tracce, sopravvive in quelle germaniche; cos nel tedesco Beil, accetta. E chiaro che questa identificazione della massima importanza: se in Creta l'ascia bipenne prende un posto cos importante negli usi sacrali, e appare su pietre, case, utensili, questo uso va certamente ricondotto a culti microasiatici. In tutte le armi a doppio taglio bisogna ravvisare un'allusione alla dualit, alle due correnti, rappresentate anche nel caduceo - altro simbolo di vita e di morte in cui i due simbolismi si fondono - o nellaspada, quale potere creatore e distruttore (vedi, per esempio, Apocalisse, I, 16 e X I X , 15). Su una stele del palazzo di Nebukadnezar (inizio del II millennio a.C.), il dio ittita Teshub rappresentato con l'ascia doppia e il fulmine; il Dio della spada di Yazilikaya (forse un Kulsesh) bifronte; Hadad, dio delle tempeste presso gli Assiri e i Semiti siriaci, effigiato secondo lo stesso modello (cfr. E. Meyer, Reich und Kultur der Heltiter). Anche nell'Asia Minore occidentale si ritrova la bipenne come attributo dello Zeus Labrandeus o Stralios cario, che aveva il centro del suo culto a Mylasa. Secondo la leggenda, l'arma sacra sarebbe stata posseduta da Kandaules, re della Lidia. Le monete di Tenedos conservarono la bipenne sino al I secolo a.C. Il culto siriaco di un dio con l'ascia fu poi diffuso in tutto l'Impero romano dai soldati originari da quella regione. Ma in Roma stessa il Indenlal fu simbolo del fulmine e, secondo alcuni studiosi, l'appellativo di Amphitruon, assegnato a Zeus, stava a rappresentare il dio che lancia l'ascia del fulmine verso Oriente e verso Occidente. Cos come Esmun si evira con la labrys per sfuggire ad Astronoia, l'Astarte-Afrodite, i Titani uccidono Zagreo-Dioniso con la stessa arma, strumento della castrazione sacrale e del sacrificio del Toro che pi tardi ne prender il posto. La forma preistorica della castrazione rituale sopravvisse nei coltelli di selce con cui si eviravano i Galloi microasiatici e nell'identico strumento attribuito al Seth egiziano, che fa scempio di Osiride. In un'epoca pi tarda, sacrificio, castrazione e smembramento non erano pi compiuti