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Aldo Settia - Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel Medioevo (2004)

作者:
Aldo Settia - Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel Medioevo 2004
ISBN :
8842074314
出版日期:
2011-03-18 00:00:00
语言:
国家地区:
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82Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel MedioevoII. Il riflesso ossidionale83sediate da Attila, e Roma sottoposta a blocco da parte di Totila. Sotto la penna dello scrittore tali rievocazioni si arricchiscono di nuovi particolari leggendari e la durata attribuita agli assedi tende a lievitare: forse la suggestione viene da Giordane che gi attribuiva al blocco di Ravenna da parte di Teodorico una durata triennale, certo che, contro ogni dato storico reale, Paolo porta a tre anni gli assedi posti da Attila ad Aquileia e dagli Arabi a Costantinopoli nel 717. Ad assumere intensit, durata e drammatizzazione prima ignota sono per soprattutto certi episodi relativi a Pavia. Qui, dove gi Odoacre aveva assediato Oreste, padre dell'ultimo imperatore d'Occidente, Teodorico sarebbe stato bloccato per due anni; in seguito sar Alboino a stringerla in un assedio, dalla sacramentale durata di tre anni, concluso da un miracolo che salva la citt dalla distruzione, ricalcato su quanto le storie di Aureliano raccontavano a proposito di Tiana. In realt da respingersi non solo la durata triennale ma l'intero avvenimento che ha tutta l'aria di un calco fantasioso suggerito dalla mitizzazione dell'assedio come fatto topico, presente in forma quasi ossessiva nell'immaginazione di Paolo Diacono. Egli bene esprime, dunque, un modo di sentire pi generale tipico non solo del proprio tempo ma anche di tempi precedenti e successivi nei quali appare di fatto gi pienamente operante il riflesso ossidionale: di fronte a un attacco si tende, cio, a reagire automaticamente rinchiudendosi con le proprie forze entro i luoghi fortificati3. In tale quadro sembrerebbero nondimeno fare eccezione i Franchi che, sino ai primi decenni del IX secolo, sono costantemente all'attacco nella sottomissione dell'Aquitania, nella lunga e faticosa conquista della Sassonia e del regno longobardo, nello sforzo di imporre la loro autorit in Bretagna e sugli Avari; essi svolgono quindi senza dubbio un'intensa attivit di espugnazione e di distruzione di fortezze nemiche ricorrendo anche - sempre in funzione offensiva - alla costruzione di nuovi apprestamenti. Solo quando i confini dell'impero carolingio cessano di ampliarsi si pensa ad allestire, oltre l'Elba, una linea difensiva continua a rafforzamento del limes Saxonicus; altre fortezze (utili, probabilmente, tanto per l'attacco quanto per la difesa) sorgono sulla frontiera orientale mentre, per contro, all'interno dell'impero, le antiche cerchie urbane vengono cedute a privati e tranquillamenteusate come cave di materiali. Tale atteggiamento, manifestato da Carlo Magno e dai suoi immediati successori, era probabilmente implicito nella natura stessa dello strumento militare messo in piedi dai Pipinidi: organizzato per l'espansione e collaudato da un secolo di guerre di aggressione, esso era di fatto privo di mentalit difensiva, cosa che non mancher di avere contraccolpi sulle condizioni dell'et immediatamente seguente. Il disinteresse per le fortificazioni dovette ben presto subire una rapida inversione: esse divennero infatti indispensabili con il progressivo deteriorarsi della sicurezza dovuto sia alla conflittualit interna fra i competitori al trono, sia alle aggressioni di nemici esterni (Vichinghi, Saraceni e poi Ungari), cui i regnanti non sono in grado di porre valido riparo. Dagli ultimi decenni del IX secolo poi, nei regni usciti dalla disgregazione dell'impero, vengono quindi aumentando le fortezze pubbliche e private: si tratta di un intenso processo che vede sorgere castelli ovunque sia ritenuto utile e possibile. Anche l'impero carolingio finisce cos per seguire, sia pure con modi e tempi ad esso peculiari, il medesimo ciclo che si era verificato per altri imperi: giunti al limite delle conquiste, essi tendono a fortificarsi contro le offese esterne, resistono per un certo tempo ricercando una loro omogeneit sinch, divenuta impossibile la difesa periferica, le fortificazioni si moltiplicano all'interno chiudendo di fatto il ciclo. L'incastellamento dei secoli X e XI non rappresenta, per, un semplice proseguimento della tendenza alla proliferazione dei punti fortificati in atto sin dal III secolo, ma un fatto del tutto nuovo e originale poich esso si attua a cura di signori, ecclesiastici e laici, che agiscono autonomamente dal potere centrale in forte crisi; l'incremento numerico dei castelli contrassegna perci, nello stesso tempo, il collasso della potenza imperiale carolingia e anche, contraddittoriamente, un momento di grande sviluppo e vivacit economica e demografica. D'allora in poi, per molti secoli a venire, chiunque in Europa potr costruire castelli privati - come recita un testo famoso - per ripararsi dai nemici, trionfare degli eguali, opprimere gli inferiori. Il loro numero raggiunge cos una densit senza precedenti; il valore difensivo , in generale, tecnicamente basso, ma viene esaltato dalla limitatezza dei mezzi a disposizione degli attaccanti: il riflesso ossidionale pertanto destinato a radicalizzarsi e a condizionare il modo di combattere
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