Augias-Mancuso Disputa su Dio e dintorni.txt dei suoi interventi precedenti, c' sempre la Chiesa gerarchica e la sua presenza nella societ italiana. Evidentemente, si tratta di qualcosa che la inquieta, visto che vi ritorna spesso, quasi di continuo. Mi pu spiegare perch? Intendo dire: che cosa trova nella Chiesa di cos minaccioso per il bene della societ italiana? Secondo lei sarebbe meglio che 85 la Chiesa non ci fosse per nulla? Proprio questo, a mio avviso, stato il principale errore dell'illuminismo, e in seguito delle ideologie novecentesche che, in qualche modo, hanno continuato il sogno di ordinare dall'alto la societ in modo chiaro e distinto; ed da qui che nasce la diffidenza, che perdura tuttora nella Chiesa, verso la cultura illuminista. Oltre che da un'altra ragione di cui parler dopo. La religione, compresa la sua espressione sociale e istituzionale, ha sempre fatto parte del cammino dell'umanit e ci, evidentemente, si spiega con la sua capacit di rispondere a bisogni effettivi degli esseri umani. Non sto pensando ora solo all'azione concreta della Chiesa a favore della societ, come il suo operare a livello di scuole, universit, ospedali, centri di accoglienza, centri di recupero, missioni... insomma tutte quelle cose che vengono ricordate negli spot pubblicitari televisivi e radiofonici da voci sdolcinate, con musica d'effetto in sottofondo, per incassare la quota pi alta possibile dell'otto per mille. Sto pensando anche a un ruolo culturale, persino politico (da distinguere accuratamente da partitico) che la Chiesa gioca e, mi permetto di sostenere, deve giocare. Dicendo queste cose, ho mente l'episcopato del cardinale Carlo Maria Martini a Milano. I suoi discorsi di Sant'Ambrogio, tanto per fare un esempio, erano altamente politici, senza mai essere minimamente partitici. Parlavano a tutta la polis, non a una parte. Il suo magistero era di grande spessore culturale, tale da interpellare le coscienze di tutti, non credenti compresi, e ha rappresentato un intenso momento di unit per la citt. E citando il cardinale Martini mi riferisco a un'espressione importante della Chiesa gerarchica, non a un solitario teologo fuori le mura come sono io, per riprendere la definizione datami da un noto vaticanista. Per me, che non avevo compiuto diciotto anni quando Martini arriv a Milano, egli era la Chiesa gerarchica tout court. Lei mi dir che di Martini ce ne sono ben pochi, e purtroppo vero. Ma di profeti ne bastano pochi, per trascina86 re tutti gli altri. Consideri che un papa non certo progressista come Benedetto XVI risulta un pericoloso modernista, se paragonato ai pontefici preconciliari, a causa del suo ripetuto insistere sulla libert religiosa, giudicata prima del concilio Vaticano II relativismo allo stato puro, indifferentismo, pericolosa zizzania seminata dal demonio nelle coscienze degli uomini, deliramentum per citare Gregorio XVI. Il revival dei lefebvriani cui abbiamo recentemente assistito, tanto devastante per l'immagine della Chiesa nel mondo e per i rapporti con i fratelli ebrei, un elemento prezioso dal punto di vista dell'analisi storica perch fa capire bene che cosa avrebbe potuto essere la Chiesa cattolica senza il Vaticano II. Eppure, i pochi profeti di allora, in primo luogo papa Giovanni XXIII (altro clamoroso esempio della possibilit di coniugare dimensione istituzionale e vera santit), hanno fatto progredire la Chiesa, e con essa la societ. Si poteva e si potrebbe progredire pi velocemente? Forse s, ma ancora pi importante della velocit la massa di gente che si fa progredire, il fatto di rendere il progresso un valore condiviso veramente da tutti. E a questo fine la Chiesa cattolica, Pagina 45